Un approfondimento su vegetoterapia (e altre pratiche corporee) per accrescere la consapevolezza di sé.
Esistono molte pratiche di indagine corporea su di sé, alcune derivanti da antiche tradizioni e altre in versioni più semplificate e recenti: dalle forme tradizionali di meditazione alla mindfulness. La vegetoterapia, terapia del sistema neurovegetativo, è una pratica di indagine corporea sul Sé, articolata e sistematizzata in decenni di studio, a partire dalle iniziali intuizioni introdotte da Wilhelm Reich, allievo di Sigmund Freud e fondatore della psicoterapia a orientamento corporeo. La vegetoterapia utilizza un insieme di acting. Gli acting sono azioni, movimenti codificati e selezionati in quanto movimenti ontogenetici, movimenti di base fondamentali che ogni essere umano vive e realizza nel suo percorso di sviluppo. Gli acting di vegetoterapia, utilizzati dagli analisti di formazione reichiana, consentono e favoriscono la percezione e l’osservazione dell’esperienza corporea: a partire dall’acting, dal movimento, è possibile osservare le sensazioni fisiche ad esso collegate, l’emersione alla coscienza di emozioni, immagini e pensieri.
Ogni singolo acting approfondisce l’autoconsapevolezza. Gli acting sono distinti per livello corporeo (occhi, bocca, collo, torace, diaframma, addome, bacino e genitali) e correlati con le fasi di sviluppo. L’elaborazione teorica e clinica della S.I.A.R. (Società Italiana di Analisi Reichiana), principalmente ad opera di Genovino Ferri, ha individuato una relazione tra i vari acting e le differenti fasi di sviluppo: attraverso gli acting si scopre una risonanza fra le esperienze di ora e le vicende e le specifiche modalità relazionali da allora rimaste incise nei vari livelli corporei. Gli acting sono un filo rosso che ri-attualizza la consapevolezza corporea qui ed ora andandola a collegare con le memorie attualmente presenti nel corpo e provenienti dalle esperienze passate, incise nelle varie fasi di sviluppo, a partire dall’intrauterino fino alla maturità genito-oculare dell’età adulta, passando per la fase orolabiale del lattante, per la fase muscolare del bambino che impara a camminare e a usare in modo competente la muscolatura volontaria, per la prima fase genito-oculare, corrispondente alle fasi edipica e di latenza descritte da Freud, quando nel bambino diventa prevalente l’interesse per la sessualità. Nella mia esperienza personale ho osservato che le seguenti pratiche corporee: vegetoterapia, meditazione centrata sul respiro, mindfulness, yoga, feldenkrais, movimento autentico consentono al soggetto di assumere le proprie esperienze corporee come oggetto di autosservazione non giudicante.
Il movimento autosservato accresce la consapevolezza di Sé.
Se sono in ascolto delle sensazioni corporee scopro che:
• posso calmarmi, osservando il ritmo del mio respiro;
• posso vedere più chiaramente, se osservo in che modo io metto a fuoco con i miei due occhi quello che guardo (molte persone hanno una visione stereoscopica difettuale e non mettono chiaramente a fuoco le immagini, perché soltanto uno dei due occhi converge sul punto di osservazione);
• se percorro con movimento regolare un cerchio immaginario facendo una rotazione degli occhi, posso constatare che questo esercizio ha l’effetto di allargare e ordinare il mio orizzonte e la mia visione;
• se sono autoconsapevole mentre faccio un movimento assertivo con le braccia, pronunciando la parola io, posso incontrare dapprima il disagio e, stando nel disagio, posso osservare l’emergere di altre emozioni sottostanti:
tratto da Bragante S., Nella pratica educativa: corpi, relazioni ed emozioni, in PsicoterapiaAnaliticaReichana, n 2/2018 https://www.analisi-reichiana.it/psicoterapiaanaliticareichiana/index.php/numero-2-2018/ indice-2-2018/31-rivista/numero-2-2018/266-nella-pratica-educativa-corpi-relazioni-ed-emozioni#_edn3