I sette livelli corporei e i chakra sono le chiavi per aprirsi alla consapevolezza di sé: ascoltare il corpo per conoscersi meglio e migliorare il proprio equilibrio.

I sette livelli corporei 

I livelli corporei sono simili ai chakras.

La medicina orientale distingue sette centri energetici nel corpo umano.

In Europa negli anni ’30 Wilhelm Reich medico e psicoanalista alla scuola di S. Freud studiando le espressioni corporee dell’inconscio distingue sette livelli corporei nell’uomo e li definisce come “l’insieme di quegli organi e quei gruppi di muscoli che sono in contatto funzionale tra loro, che sono capaci di indursi reciprocamente a compiere un moto espressivo-emozionale” (Reich 1933).


Tali livelli sono:

I occhi-orecchie e naso
II bocca
III collo
IV torace e braccia
V diaframma
VI addome
VII pelvi e gambe.

Con la vegetoterapia, la mindfullness, la bioenergetica e altre pratiche più antiche di meditazione è possibile osservare le tensioni presenti ai vari livelli corporei, diventarne consapevoli e collocarle in un contesto emozionale e relazionale.

La corazza caratteriale

Le tensioni nei vari livelli corporei sono involontarie, scattano automaticamente senza una scelta consapevole, se ripetute diventano un’abitudine posturale e strutturale che irrigidisce. 

Le tensioni vengono a costituire un irrigidimento, una corazza, che non è solo muscolare, ma anche caratteriale.

Una persona rigida ad esempio lo è sia a livello muscolare, sia nella forma del suo pensare, del suo comportarsi, del suo sentire.

Mi irrigidisco per sostenere uno sforzo, per non sentire, ma, in situazioni di stress, anche quando la situazione disturbante cessa, l’irrigidimento si mantiene e viene a costituire una corazza permanente che mi indurisce e mi impedisce di sentire la fluidità del  funzionamento naturale, della pulsazione vitale.

La corazza caratteriale (o anche un’assenza di corazza) si dispone su livelli-segmenti corporei che funzionano in maniera circolare, ad anello. Ogni anello corrisponde ad un livello.

La censura o l’autocensura inibiscono il linguaggio espressivo emozionale.

Come?

Per bloccare le emozioni si irrigidiscono i livelli corporei in senso trasversale. Ad esempio contrazioni del diaframma o della gola ostacolano o bloccano il fluire in senso verticale delle sensazioni e dei movimenti energetici ed espressivi.

Se si rilassano le tensioni nei vari livelli corporei, l’allentamento degli anelli contratti realizza la fluidità e con essa la pulsazione energetica.

Come si forma la corazza?

Nel corso dello sviluppo individuale le memorie corporee delle vicende attraversate nelle varie fasi di sviluppo si depositano sul livello corporeo prevalente in quella fase di vita.

A partire dai primi anni di vita

Nella fase intrauterina il livello prevalente è il funicolo ombelicale, l’addome. Sulla pancia, sesto livello corporeo, risuonano le tematiche dell’accogliere ed essere accolto.

Nella fase oro labiale, in cui il nutrimento si fa attraverso la suzione, il livello prevalente è il secondo, bocca e labbra; questo livello corporeo è segnato dai temi di avidità e nutrimento.

Nella fase muscolare, in cui si consolida la possibilità di controllare il proprio movimento volontario, di agire nel mondo  per decisione personale, il livello corporeo prevalente è il quarto. Torace, braccia, cuore: c’è il tema del coraggio di agire.

Nella fase successiva oculo-genitale (dai tre-quattro anni), che corrisponde alla fase edipica di Freud, emergono con forza le relazioni con i famigliari, nell’ acquisita consapevolezza di essere un soggetto che agisce nel gioco. Per modulare questo gioco relazionale è necessario apprendere l’autocontrollo. I livelli corporei prevalenti in questa fase sono il terzo (collo) e il quinto (diaframma). In questi livelli corporei si modulano il respiro e la voce:  posso imparare a contenere le emozioni controllando e irrigidendo,  permettendo o meno l’espressione, anche con la voce. Il Superio può essere collocato nel collo.

Infine con la pubertà si entra nella seconda fase oculo-genitale, così chiamata perché i livelli corporei investiti energeticamente  con una seconda ondata di maggior forza e sostenibilità sono il primo livello (occhi) e il settimo livello (bacino e gambe).
Sugli occhi: quanto ti vedo, quanto mi vedi .
Sul bacino: il piacere e il diritto di sentire.

La VEGETOTERAPIA per ammorbidire la CORAZZA

Un progetto analitico terapeutico mira a condurre la persona alla capacità di gestire funzionalmente la propria corazza: la propria armatura caratteriale, la propria struttura caratteriale e le proprie contrazioni muscolari croniche.


La vegetoterapia, terapia del sistema neurovegetativo, utilizza un insieme di acting.

Gli acting sono azioni, movimenti codificati e selezionati in quanto movimenti ontogenetici, movimenti di base fondamentali che ogni essere umano vive e realizza nel suo percorso di sviluppo (ad esempio mettere a fuoco lo sguardo, convergendo con i due occhi su un punto che si avvicina e si allontana, o ancora per il secondo livello sperimentare il movimento della suzione e il movimento  del mordere).

La Vegetoterapia carattero-analitica propone al soggetto di ripercorrere, attraverso progressivi e specifici acting sui sette livelli energetici-corporei e sull’intero organismo, l’esperienza del suo sviluppo psicoaffettivo e della sua maturazione emozionale.

La Vegetoterapia, facendo emergere sensazioni ed emozioni, tende all’eutono muscolare, a riequilibrare il sistema vago-simpatico ed il sistema neuroendocrino.

La verbalizzazione delle sensazioni, delle emozioni e delle associazioni libere prodotte dagli acting, movimenti ontogenetici di fasi evolutive, rappresenta il momento successivo.

Con la vegetoterapia si attiva prima il corpo e a partire dalle sensazioni corporee si individuano le emozioni e si mettono in parole.

Si parte privilegiando il sentire, il preverbale, che è precipuamente emotivo con manifestazioni di piacere-espansione e di dolore-contrazione. In un momento successivo si attiva verbale.

Si rispetta in questo modo il naturale procedere dello sviluppo individuale, che parte dal pre-verbale, prevalente nei primi anni di vita per arrivare poi ai simboli verbali.