Che fare? Schiacciare il pulsante collegato col giardinetto dell’Eden di «SOS Tata» o compulsare i blog? Se a questo si aggiunge che il genitore in cerca di un approccio educativo di solito è di fretta, la diagnosi è fatta: «spaesamento».
La parola si è aggirata per due giorni all’università della Bicocca a Milano, dove si è discusso di «SOS Genitori, gli spaesamenti della contemporaneità». Per cercare soluzioni si sono incontrati esperti di pedagogia di tutta Italia più uno «special guest» internazionale, quel Jesper Juul che ha scritto il bestseller «Il bambino è competente» ed è uno dei portatori più sani del virus della pedagogia da manuale.
Le premesse son cattive ma le conclusioni incoraggianti. Nessuno fa la «laudatio temporis acti», tutti concordano che l’aspetto più negativo oggi è la velocità, ben rappresentata nel disegno di un bambino che ha raffigurato così la sua famiglia: lui, mamma, papà e gatto tutti in corsa sullo skate…
Le soluzioni, dunque? Nessun metodo, niente decaloghi, no alla «dea ex machina» del blog o della tivù. Piuttosto poche regole di base da accettare tutti (negli ambiti fondamentali della sincerità, della pari dignità, delle responsabilità, dei limiti e dei valori) e ricordare che «l’educazione è un abito cucito su misura», come dice Jesper Juul, il più convinto che i genitori dovrebbero fermarsi, parlare tra di loro e cercare il genitore che è «in loro». Lui diffida ugualmente di quelli autoritari, di quelli permissivi e dei «metodi» in voga ogni sei mesi.
E i colleghi italiani? Per Maria Grazia Riva, docente di Clinica della Formazione alla Bicocca, «tivù, blog, giornali, film e telefilm sono diventati i grandi narratori della contemporaneità e sono loro a plasmare i nuovi modelli di comportamento», l’importante è che i genitori riscoprano «la coppia amorosa, che è poi la base della famiglia».
Ma le parole più rassicuranti vengono dal prof. Michele Corsi dell’Università di Macerata: «Ciclicamente ogni contemporaneo legge e demonizza la società in cui vive, ma la storia ci ha insegnato che si è andati avanti; pessimismi e catastrofismi non sono atteggiamenti colti». Piuttosto, consiglia, « facciano lo sforzo di “essere ancora più genitori”, che vuol dire essere adulti vicini ai propri figli, guide e interpreti autorevoli. L’impressione, infatti, è che siano distanti e preoccupati di sé».
Sara Ricotta Voza da La Stampa, 22 maggio 2012
Il buon vecchio e mai inopportuno “istinto genitoriale”… Nessuno ne parla, quasi che la ragione possa esaurire qualunque discorso, trovare tutte le risposte. Non è affatto così. L’empatia è importantissima e nasce dall’intuito (l’istinto guidato dall’intelligenza, come amo dire). Ad integrare il concetto di educazione perfetta, secondo me è necessario L’ASCOLTO, non quello distratto e qualunquista, quello personalizzato e attento. Ho seguito questo criterio per i miei figli e, a giudicare dal livello di adattamento sociale, del benessere psicologico e della sicurezza di sé che hanno raggiunto direi
che posso consigliare ad altri la formula vincente. Sembrerò presuntuosa ma sono solo fiera di me e dei risultati che il mio impegno e il mio amore hanno raggiunto. Non ho fatto due naufraghi delle vite dei miei figli, sanno restare al timone anche nelle tempeste. E di questi tempi non è poco!
L’ASCOLTO è il grande assente nelle famiglie di oggi. E’ vero che la società ci complica le cose, ma noi genitori abbiamo l’esperienza e, se l’associamo all’amore, alla dedizione sincera e accantoniamo ambizioni superflue per privilegiare ciò che è veramente importante per i nostri figli, possiamo essere ancora esempi da imitare. L’obbligo di produrre per migliorare le condizioni economiche, secondo me, non giustifica assolutamente la trascuratezza nei rapporti parentali di molti genitori di oggi.