I genitori di oggi sono “spaesati” di fronte a una contemporaneità sempre più complessa, frastornati dai tanti modelli educativi proposti anche dai media.
Il figlio mangia troppo o troppo poco, vive al pc o vuol sempre uscire, urla o tace, picchia la sorella o la subisce, non ascolta, non comunica, contesta. Il genitore intuisce che urge un intervento educativo ma non sa bene quale. C’è stato un tempo in cui bastava alzare la cornetta e chiedere a chiunque – parente, amico – e sarebbe arrivata una risposta, una sola, più o meno condivisa. Oggi un’operazione del genere sarebbe pericolosissima, assomiglierebbe a una consultazione tra partiti: pareri opposti e inconciliabili. Non andrebbe meglio con un salto in libreria. Lo scaffale è fornito ma un titolo sconfessa l’altro, cinque libri sei teorie, dalla «mamma tigre» alla «mamma mozzarella».
Che fare? Schiacciare il pulsante collegato col giardinetto dell’Eden di «SOS Tata» o compulsare i blog? Se a questo si aggiunge che il genitore in cerca di un approccio educativo di solito è di fretta, la diagnosi è fatta: «spaesamento».
La parola si è aggirata per due giorni all’università della Bicocca a Milano, dove si è discusso di «SOS Genitori, gli spaesamenti della contemporaneità». Per cercare soluzioni si sono incontrati esperti di pedagogia di tutta Italia più uno «special guest» internazionale, quel Jesper Juul che ha scritto il bestseller «Il bambino è competente» ed è uno dei portatori più sani del virus della pedagogia da manuale.
Le premesse son cattive ma le conclusioni incoraggianti. Nessuno fa la «laudatio temporis acti», tutti concordano che l’aspetto più negativo oggi è la velocità, ben rappresentata nel disegno di un bambino che ha raffigurato così la sua famiglia: lui, mamma, papà e gatto tutti in corsa sullo skate…
Le soluzioni, dunque? Nessun metodo, niente decaloghi, no alla «dea ex machina» del blog o della tivù. Piuttosto poche regole di base da accettare tutti (negli ambiti fondamentali della sincerità, della pari dignità, delle responsabilità, dei limiti e dei valori) e ricordare che «l’educazione è un abito cucito su misura», come dice Jesper Juul, il più convinto che i genitori dovrebbero fermarsi, parlare tra di loro e cercare il genitore che è «in loro». Lui diffida ugualmente di quelli autoritari, di quelli permissivi e dei «metodi» in voga ogni sei mesi.
E i colleghi italiani? Per Maria Grazia Riva, docente di Clinica della Formazione alla Bicocca, «tivù, blog, giornali, film e telefilm sono diventati i grandi narratori della contemporaneità e sono loro a plasmare i nuovi modelli di comportamento», l’importante è che i genitori riscoprano «la coppia amorosa, che è poi la base della famiglia».
Ma le parole più rassicuranti vengono dal prof. Michele Corsi dell’Università di Macerata: «Ciclicamente ogni contemporaneo legge e demonizza la società in cui vive, ma la storia ci ha insegnato che si è andati avanti; pessimismi e catastrofismi non sono atteggiamenti colti». Piuttosto, consiglia, « facciano lo sforzo di “essere ancora più genitori”, che vuol dire essere adulti vicini ai propri figli, guide e interpreti autorevoli. L’impressione, infatti, è che siano distanti e preoccupati di sé».
Sara Ricotta Voza da La Stampa, 22 maggio 2012